lunedì 25 gennaio 2021

OSPEDALE DI DOLO, IN UN ANNO DIMINUITI DEL 43% GLI ACCESSI AL PRONTO SOCCORSO E I RICOVERI PER COVID

Una diagnosi di Covid e partiva il ricovero. Ma è un ricordo della prima ondata. È con l'afflusso massivo di urgenze per Coronavirus della seconda tornata epidemica che il Pronto Soccorso dell'ospedale di Dolo, il primo filtro del Covid hub della provincia veneziana, ha affinato la diagnosi, tanto da comprendere in alcuni fondamentali passaggi diagnostici chi destinare ai reparti Covid e chi, gestibile in autonomia, inviare a casa con la terapia e l'assistenza territoriale. «Nella prima ondata, rilevata la presenza del virus nei pazienti, ricoveravamo quasi tutti. Ora filtriamo in base alla gravità, e questo aiuta molto anche a non sovraccaricare i reparti», dice il primario Andrea Pellegrini.
Dopo analisi cliniche e strumentali ad hoc eseguite al Pronto Intervento dolese, più di due pazienti su cinque vengono dimessi. Ma prima di consegnarli alla gestione domiciliare di USCA, SISP, ADI e medico di famiglia, essi vengono educati all’automonitoraggio: nell’eventualità anche di un lieve peggioramento dei parametri, dovranno tornare al Pronto Soccorso. È lo stesso reparto d’urgenza che spesso contatta i pazienti Covid dimessi, a distanza di giorni, per assicurarsi del loro stato di salute.
Il Pronto Soccorso di Dolo è diventato così un ammortizzatore dell'onda d'urto del virus, un reparto cuscinetto che ha aiutato a preservare i posti letto dei maxireparti Covid dolesi del 43.5%, cifra che emerge confrontando infatti tutti gli accessi del 2020, ovvero 26574, rispetto ai 46356 del 2019. La squadra dolese delle urgenze conta su 16 medici, 40 infermieri, 14 operatori sociosanitari, 17 autisti, quattro ambulatori e un’area di osservazione breve intensiva: in tutto 87 sanitari. Sommando i loro turni nella pandemia, sono stati esposti al virus per 108mila ore.

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